Conoscere la sfida
L’ipertensione arteriosa consiste nell’aumento della pressione del sangue rispetto ai valori considerati ‘normali’ e cioè fisiologici. Si parla di ipertensione arteriosa quando la massima (pressione sistolica) è pari o uguale a 140mmHg o quando la minima (pressione diastolica) è pari o uguale a 90 mmHg, indipendentemente dall’età. L’ipertensione arteriosa si sviluppa quando le pareti delle arterie si irrigidiscono e i vasi sanguigni più piccoli si restringono.
Non fare finta di nulla e misurati la pressione arteriosa con una certa regolarità. L’ipertensione arteriosa è un fattore di rischio cardiovascolare serio che può causare patologie anche gravi. È una malattia silenziosa, che spesso non dà sintomi e per questo è importante, periodicamente, tenerla sotto controllo.
Per le donne in menopausa è fondamentale tenere sotto controllo la pressione arteriosa, in quanto i suoi sintomi possono confondersi con quelli della menopausa stessa.
Il cuore è una pompa ed è grazie alle sue contrazioni se il sangue arriva a tutti gli organi e tessuti del corpo. La pressione arteriosa è la pressione che il cuore esercita per far circolare il sangue nell’organismo. Si misura in millimetri di mercurio (mmHg) e si distingue in pressione sistolica (la massima) che si misura quando il cuore pompa il sangue nelle arterie e diastolica (la minima) che si misura quando il cuore, tra due contrazioni, si rilassa e si riempie di sangue.
Dato che la pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro la parete delle arterie è necessario che queste siano ‘elastiche’, più ‘fatica’ farà il cuore e maggiore saranno i livelli di pressione necessari per pompare il sangue. Infatti, l’ipertensione arteriosa si sviluppa quando le pareti delle arterie si irrigidiscono e i vasi sanguigni più piccoli si restringono. Di per sé l’ipertensione arteriosa non è una malattia ma è un serio e pericoloso rischio cardiovascolare. Nella maggior parte dei casi l’ipertensione arteriosa è dovuta ad abitudini di vita non corrette e quindi sin da giovani è consigliabile mantenere la pressione arteriosa a livelli desiderabili seguendo alcune semplici regole di comportamento: seguire una dieta sana, tenere sotto controllo il peso, fare attività fisica, non fumare e, per quanto possibile, tenere lontano lo stress.
Nella maggior parte dei casi la pressione arteriosa elevata non dà sintomi; per questo l’ipertensione viene indicata come il ‘killer silenzioso’. In genere viene scoperta in occasione di un controllo dal medico o in farmacia.
A soffrire di ipertensione si stima che siano circa il 18% degli italiani, con prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a superare il 50% oltre i 74 anni di vita. A questi si devono aggiungere le persone che non sono consapevoli di essere ipertesi.
L’ipertensione arteriosa consiste nell’aumento della pressione del sangue rispetto ai valori considerati “normali” e cioè fisiologici. Si parla di ipertensione arteriosa quando la massima (pressione sistolica) è pari o uguale a 140 mmHg o quando la minima (pressione diastolica) è pari o uguale a 90 mmHg, indipendentemente dall’età.
Con valori pressori compresi tra 140/90 mmHg e 160/100 mmHg si parla di ipertensione arteriosa di grado 1, tra 160/100 mmHg e 180/110 mmHg di ipertensione arteriosa di grado 2. Quando si superano i valori di 180/110 mmHg si parla di ipertensione arteriosa di grado 3.
Ci sono due tipi di ipertensione:
L’ipertensione Primaria o Essenziale, che rappresenta il 90-95% dei casi di ipertensione, è la condizione in cui non viene identificata nessuna causa e la patologia tende a svilupparsi nell’arco di diversi anni.
L’ipertensione Secondaria, è una condizione legata ad una patologia sottostante. Questa forma di ipertensione tende a comparire all’improvviso e causa un incremento della pressione maggiore rispetto all’ipertensione primaria. Diverse patologie e diversi farmaci possono causare un’ipertensione secondaria: problemi renali, disturbi della tiroide, tumori delle ghiandole surrenali, alcune malformazioni cardiache. E ancora, l’abuso di alcool, alcuni farmaci e stupefacenti come la cocaina e le anfetamine.
Sono diversi i fattori di rischio che concorrono a determinare un aumento della pressione arteriosa. Tra questi è bene prendere in considerazione – e per quanto possibile evitare – lo stress, il sovrappeso/obesità, la sedentarietà, il consumo di alcool e il fumo. In particolare, il fumo di sigaretta è un importante vasocostrittore, riduce l’ossigenazione dei tessuti e facilita la formazione di placche aterosclerotiche.
L’ipertensione arteriosa se non adeguatamente tenuta sotto controllo può provocare seri danni al cuore, alle arterie, ai reni, alla vista, al cervello e causare patologie gravi come:
● retinopatia ipertensiva
● nefropatia
● cardiopatia
● fibrillazione atriale
● infarto del miocardio
● aneurisma dell’aorta
● ictus cerebrale
Ridurre la pressione arteriosa di appena 5 mmHg, consente di abbattere il rischio di ictus del 34%, quello di infarto del 21% e permette di ridurre il rischio di sviluppare demenza vascolare, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e di morte per cause cardiovascolari.
Prevenire l’ipertensione arteriosa e, in alcuni casi, tenerla sotto controllo è possibile adottando alcuni provvedimenti igienico-dietetici come:
● Non fumare, smettere di fumare ed evitare l’esposizione al fumo passivo
● Seguire un’alimentazione sana, varia ed equilibrata, ricca di frutta, verdura e pesce, povera di grassi, in particolare saturi (salumi, insaccati), e con il giusto contenuto di calorie.
● Ridurre il consumo di sale a meno di 4 grammi al giorno.
● Evitare o limitare il consumo di alcool
● Praticare con regolarità un’attività fisica adeguata (almeno 30 minuti 5 volte/settimana) di tipo aerobico (es. passeggiare a passo svelto, andare in bicicletta, nuotare, ballare, fare le scale a piedi).
● Mantenere un peso corporeo ottimale e dimagrire in caso di sovrappeso/obesità
● Imparare a gestire lo stress
Tuttavia ci sono situazioni in cui è necessario adottare una cura e dei farmaci. È il medico a scegliere strategie ‘su misura’ più adeguate. In ogni caso quelle regole di ‘viver sano’ non devono mai essere abbandonate perché aumentano l’efficacia delle terapie sia in termini di riduzione della pressione che del rischio cardiovascolare. Le terapie e i farmaci a disposizione sono: diuretici, calcio antagonisti, beta bloccanti, ACE inibitori e antagonisti del recettore dell’angiotensina II (detti anche Sartani).
I diuretici: bloccano i meccanismi di riassorbimento dell’acqua e del sodio, agendo a livello renale, diminuendo il volume del sangue che giunge al cuore, la gittata cardiaca, le resistenze periferiche e la pressione del sangue.
I Beta-bloccanti: bloccano i recettori beta a livello cardiaco, riducendo così sia la forza di contrazione sia la frequenza cardiaca.
I Calcio antagonisti: inibiscono i canali degli ioni calcio situati a livello della muscolatura liscia vasale. Diminuiscono l’ingresso degli ioni calcio nelle cellule della muscolatura liscia e cardiaca e, di conseguenza, si ottiene un rilasciamento della muscolatura, una diminuzione delle resistenze periferiche e, quindi, una diminuzione della pressione arteriosa.
Gli ACE Inibitori: inibiscono l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), che converte l’angiotensina 1 nella sua forma attiva (angiotensina 2), responsabile della liberazione dell’aldosterone (un ormone che fa ritenere il sodio), della vasocostrizione e della stimolazione del sistema simpatico.
I Sartani o AT-1 antagonisti: si tratta di farmaci inibitori dei recettori per l’angiotensina 2, responsabili di vasocostrizione, liberazione dell’aldosterone e ipertrofia della muscolatura liscia delle pareti vasali e del cuore.
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